Lucio – un giovane di 30 anni, mio paziente da circa 3 – arrivò da me con un sintomo: non riusciva a controllare la sua rabbia, che esplodeva improvvisamente e violentemente per motivi apparentemente futili. Con questi scatti d’ira Lucio rovinava e rompeva le sue relazioni; cominciava a temere che prima o poi sarebbe rimasto solo.
Insieme ipotizzammo che Lucio desiderasse inconsciamente liberarsi delle sue relazioni, poichè le simbolizzava e le organizzava in un modo che le rendeva insostenibili. Abbiamo chiamato questo modo fantasia del ripiego; la sintetizzerei così: “faccio ciò che faccio perché non ho altra alternativa”.
Un esempio: Lucio è sposato da circa 7 anni con una donna straniera, Leila. Le chiese di sposarlo dopo pochi mesi di conoscenza, consentendole così di rimanere in Italia ( il permesso di soggiorno di Leila era in scadenza e di lì a breve sarebbe dovuta rimpatriare ). Lucio dice di volere molto bene a questa donna. Le è grato perché si è sentito aiutato in un periodo molto difficile della sua vita: senza di lei non sarebbe mai riuscito a sganciarsi da una famiglia entro la quale si sentiva oppresso, privo di vitalità e incapace di uscirne. Hanno avuto un periodo iniziale di complicità che Lucio ricorda con nostalgia. Ora litigano in continuazione e parlano di separazione. Si sentono ingabbiati e logorati dalla loro relazione. Qualche tempo fa Lucio mi dice che a lavoro racconta a tutti di essere sposato ( e lo dice come se non fosse vero ), per spiegare come mai fugga sempre velocemente a casa dopo il lavoro e per evitare di essere invitato dai colleghi a bere birra o ad andare al cinema. Mi colpisce molto questo suo trattare il suo matrimonio come una cosa non vera e glielo dico. Lucio mi dice che è una menzogna dire che è sposato, ma è una menzogna anche dire che non è sposato. Capisco l’angoscia profonda di quest’uomo, che vive la sua vita e le sue relazioni come una finzione, una messa in scena. Capisco la sua rabbia, che lo porta a irrompere violentemente sulla scena per denunciare che è tutto finto, che nulla è autentico, che si sente un automa, cioè privo di verità, cioè privo di vita, cioè morto. Anzi, gli scatti d’ira sembrano l’unico istinto vitale rimasto a Lucio.
Ma qual è la menzogna di Lucio? Nel tempo l’abbiamo ricostruita e pensata, soprattutto ripensando il rapporto con Leila. Lucio pensa di aver sposato Leila per consentirle di rimanere in Italia. Cioè pensa che Leila lo abbia sposato per rimanere in Italia ( aggiungo che il paese da cui Leila proviene è un paese in guerra, in cui si è in pericolo di vita ). Lucio pensa anche che sta con Leila perché senza di lei nessuno si sarebbe mai interessato a lui. Il loro rapporto si è fondato sulla fantasia che nessuno dei due avesse una alternativa. Insieme perché da soli sarebbero stati spacciati. Insieme per forza. Insieme per mancanza di altre opportunità.
In realtà è proprio questa fantasia ad essere una condanna a morte delle relazioni. Le riduce ad un ripiego, un’ultima spiaggia che è più una prigione che una salvezza. Pensate cosa vuol dire stare insieme a qualcuno pensando che quel “poverino” non ha altra chanche. La fantasia di ripiego si fonda su una profonda svalutazione di sé e dell’altro, come proiezione di sé stessi. Consente di tenere in vita, denunciandola, un’immagine di sé morto, privo di desiderio e di desiderabilità.
Probabilmente qualcuno si riconoscerà in qualche spunto di questo scritto, pensando al modo in cui vive relazioni in famiglia, con gli amici, a lavoro; anche se la sua storia non è drammatica come quella di Lucio. Non mi meraviglierei: è abbastanza comune vivere come un ripiego una relazione amorosa, un lavoro o, dato che siamo in tema, un Natale in famiglia. Credo che la fantasia del ripiego sia una figura della contemporaneità, che porta a disinvestire da ciò che si ha, per fantasticare che c’è qualcosa di migliore da cui si è esclusi. Che porta a svalutare, cioè ad evitare di vivere la propria realtà.
Con Lucio il lavoro è stato lungo e complesso ed è passato anche attraverso la svalutazione della terapia ( ovviamente Lucio pensava di essere arrivato da me perché non aveva alternative ), ma oggi è in grado di pensare questa sua fantasia piuttosto che sentirsene prigioniero e di riconoscere elementi di desiderio nelle sue relazioni.
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